Gruppo del Finalese e del Monte Carmo
Speleologia escursionistica
Perti-Montesordo
In questa pagina trovano spazio le descrizioni di percorsi in grotta nell'area speleologica di Perti-Montesordo (Finalese); essa include il piccolo altopiano di Montesordo (o Rocca Carpanea), quello della Rocca di Perti e l'adiacente dorsale dei Castelletti. La roccia carsificabile in questo caso è la conosciutissima Pietra di Finale, un calcare prevalentemente bioclastico (ricchissimo in fossili) risalente al Miocene.
In quest'area non esistono grotte turistiche, quindi sono descritte solamente grotte non attrezzate. Si tratta di cavità comunque percorribili da un escursionista esperto, adeguatamente attrezzato con casco, pila frontale (e altra pila di riserva, per evitare la spiacevole esperienza di rimanere completamente al buio in caso di scarica della prima) ed eventualmente guanti e tuta da speleologo. Non sono incluse grotte che richiedono attrezzature e tecniche più complesse, come corde, discensore e simili, perchè non ho nè le capacità ne l'esperienza per percorrerle.
Le raccomandazioni sono le solite, probabilmente faranno ridere gli speleologi veri ma vanno fatte a chi per la prima volta si avvicina al mondo sotterraneo: prima di tutto, avere ben presente che la grotta è un ambiente potenzialmente pericoloso, e prestare la massima attenzione a dove si mettono i piedi – tratti molli e fangosi, rocce umide e scivolosissime, massi mobili, buche anche profonde e soffitti bassi sono all'ordine del giorno; in secondo luogo, ricordarsi che in grotta si è "ospiti" anche abbastanza indesiderati di un ambiente naturale delicatissimo: non disturbare in alcun modo eventuale fauna e flora ipogea, e non asportare concrezioni. Una stalattite impiega migliaia di anni per avanzare di pochi centimetri, distruggerla vuol dire cancellare una storia geologica plurimillenaria; senza contare che togliere una concrezione da una grotta significa ritrovarla più "vuota" durante la visita successiva.
Qui di sotto sono elencate le grotte che ho visitato; quelle che mi sono piaciute di più sono marcate con una stella (★).
P.S. Nei dialetti liguri, la "o" a fine parola si pronuncia "u". Ad esempio, "Arma do Rian" si pronuncia arma du riàn, o "Arma do Buio" si pronuncia Arma du Bùiu.
In quest'area non esistono grotte turistiche, quindi sono descritte solamente grotte non attrezzate. Si tratta di cavità comunque percorribili da un escursionista esperto, adeguatamente attrezzato con casco, pila frontale (e altra pila di riserva, per evitare la spiacevole esperienza di rimanere completamente al buio in caso di scarica della prima) ed eventualmente guanti e tuta da speleologo. Non sono incluse grotte che richiedono attrezzature e tecniche più complesse, come corde, discensore e simili, perchè non ho nè le capacità ne l'esperienza per percorrerle.
Le raccomandazioni sono le solite, probabilmente faranno ridere gli speleologi veri ma vanno fatte a chi per la prima volta si avvicina al mondo sotterraneo: prima di tutto, avere ben presente che la grotta è un ambiente potenzialmente pericoloso, e prestare la massima attenzione a dove si mettono i piedi – tratti molli e fangosi, rocce umide e scivolosissime, massi mobili, buche anche profonde e soffitti bassi sono all'ordine del giorno; in secondo luogo, ricordarsi che in grotta si è "ospiti" anche abbastanza indesiderati di un ambiente naturale delicatissimo: non disturbare in alcun modo eventuale fauna e flora ipogea, e non asportare concrezioni. Una stalattite impiega migliaia di anni per avanzare di pochi centimetri, distruggerla vuol dire cancellare una storia geologica plurimillenaria; senza contare che togliere una concrezione da una grotta significa ritrovarla più "vuota" durante la visita successiva.
Qui di sotto sono elencate le grotte che ho visitato; quelle che mi sono piaciute di più sono marcate con una stella (★).
P.S. Nei dialetti liguri, la "o" a fine parola si pronuncia "u". Ad esempio, "Arma do Rian" si pronuncia arma du riàn, o "Arma do Buio" si pronuncia Arma du Bùiu.
- Arma dei Passi Cattivi
- Arma del Sanguineto (o Grotta della Matta) ★
- Arma inferiore del Sanguineto
- Arma delle Anime
- Arma di Sant'Eusebio
- Arma do Principàa ★
- Arma do Rian ★
- Arma Sotterràa
- Caverna dell'Uccelliera
- Cavernetta del Muretto
- Grotta a Due Piani
- Grotta a Nord della Matta
- Grotta Cisque ★
- Grotta dei Crovi #1
- Grotta dei Crovi #2 (Arma di Crovi)
- Grotta dei Crovi #3
- Grotta del Morto ★
- Grotta del Mulo ★
- Grotta dell'Acqua ★
- Grotta dell'Edera ★
- Grotta della Pollera
- Grotta della Pozzanghera
- Grotta della Valle
- Grotta di Sant'Antonino
- Grotta F.248
- Grotta senza nome sotto la Grotta a Due Piani
- Grottino del Bric della Croce
Arma dei Passi Cattivi
Numero di catasto: 203 Li/Sv
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
L'Arma dei Passi Cattivi si apre in una piccola parete rocciosa nei pressi della Falesia del Serpente, sul versante che dai Tre Frati scende verso la Valle dell'Aquila. Si può raggiungere come descritto in questo itinerario. Conta di tre aperture: quella situata più a sinistra (rispetto all'osservatore che ci arriva dal sentiero) è la più grande ed appariscente, ma non ha sviluppo interno; poco più a destra invece si apre la grotta vera e propria, costituita da due aperture sovrapposte in modo pittoresco. L'apertura inferiore si può imboccare ed esplorare.
L'antro, protetto da un caratteristico muretto a secco, si sviluppa per alcune decine di metri; non è particolarmente "decorato", ma qua e là si trovano suggestive concrezioni: fa bella mostra di sè una grande concrezione tondeggiante giallastra sulla parete sinistra. La parete destra è invece caratterizzata da bei cristalli di calcite, che in alcuni punti crescono concentricamente.
Arma del Sanguineto
Numero di catasto: 96 Li/Sv
Sinonimi: Grotta della Matta
Difficoltà: D
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Sinonimi: Grotta della Matta
Difficoltà: D
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
L'Arma del Sanguineto è la cavità principale di un gruppetto di grotte che si apre al piede sud-orientale della collina di Sant'Antonino. È composta da un grande antro posto a metà di una parete rocciosa e da una sala interna raggiungibile strisciando in un cunicolo. Viene chiamata anche "Grotta della Matta", poichè nell'Ottocento fu utilizzata come abitazione da una demente. Si tratta di una delle più importanti cavità archeologiche del Finalese: gli scavi vennero intrapresi fin dal XIX secolo, e hanno permesso di ricostruire una frequentazione umana a partire dal Paleolitico, con picco nel Neolitico. Può essere raggiunta, con qualche difficoltà, seguendo questo itinerario.
L'antro iniziale è di grandi dimensioni, largo 22 m e alto al massimo 9 m. Il fondo è praticamente pianeggiante, in genere sabbioso e asciutto. Sul lato opposto rispetto al lato di accesso si trova l'imbocco del cunicolo che porta alla sala interna. Il cunicolo è lungo una ventina di metri e alto circa 40-50 cm, quindi obbliga a strisciare; il passaggio è asciutto, in gran parte sabbioso o sassoso.
Il salone interno ha pianta grossolanamente quadrata (dimensioni 20x20 m circa), con pavimento e soffitto in forte salita verso destra. La sala è molto concrezionata e suggestiva, sicuramente tra le più belle del Finalese. Vale la pena salire tra i blocchi di crollo sulla destra fino al fondo del salone, per godere della vista di numerosissime piccole stalattiti, colonnine e stalagmiti.
Arma inferiore del Sanguineto
Numero di catasto: -
Sinonimi: Grotta inferiore della Matta
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Sinonimi: Grotta inferiore della Matta
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Si tratta di un antro con modesto sviluppo interno, che si apre nella stessa parete dell'Arma del Sanguineto, poco più a nord-est e una quindicina di metri più in basso. Priva di particolare interesse, la si tocca seguendo l'itinerario che sale all'Arma del Sanguineto.
Arma delle Anime
Numero di catasto: 2025 Li/Sv
Difficoltà: M
Visita effettuata il 24 marzo 2019
Difficoltà: M
Visita effettuata il 24 marzo 2019
Posta sul versante orientale della Rocca di Perti, l'Arma delle Anime è una grotta parecchio suggestiva, non tanto per il suo interno, ma per i numerosi e caratteristici ingressi. Il suo nome deriva dal sovrastante Villaggio delle Anime, un insediamento preistorico di cui oggi rimangono poche tracce, di cui alcune conservate nel Museo Archeologico di Finale Ligure. Procedendo nel senso descritto in questo itinerario, quindi arrivando dal basso, si incontra l'ingresso inferiore, che è il principale; esso è reso inconfondibile per via dei numerosi fori tondeggianti che lo sovrastano.
Entrando nell'ampio antro, si trova sulla destra la galleria ascendente che porta in direzione degli ingressi superiori. La galleria è abbastanza ampia, bisogna chinarsi solo nell'ultimissimo tratto. In questo modo, si arriva al "salone" superiore, da cui si ha una bellissima vista dei tre ingressi superiori; il più grande di essi forma un vero e proprio foro circolare nella volta del salone. Uscendo da uno dei vari ingressi, si ritorna sul sentiero segnalato, che sale accanto alla grotta.
Arma di Sant'Eusebio
Numero di catasto: 23 Li/Sv
Difficoltà: M
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
Difficoltà: M
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
L'Arma di Sant'Eusebio si apre in una parete rocciosa sul fianco sinistro idrografico della valle del Fosso Pianmarino. È raggiungibile facilmente come parte di questo itinerario, con partenza dalle Case Valle. Presenta un grande antro, in parte chiuso da un grande muro a secco con portale. Sulla parete di fondo dell'antro, di fronte all'apertura, si trova un piccolo foro. Con un po' di contorsione, il foro dà accesso ad una camera interna, con andamento più o meno parallelo all'antro iniziale. Qui si trova qualche concrezione.
Arma do Principàa
Numero di catasto: 26 Li/Sv
Sinonimi: Grotta di Martino
Difficoltà: F
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
Sinonimi: Grotta di Martino
Difficoltà: F
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
L'Arma do Principàa, detta anche Grotta di Martino, è una delle numerose grotte che si aprono ai piedi delle Falesie di Montesordo; in particolare, si trova poco a nord rispetto alla nota parete dell'Alveare. Si può raggiungere facilmente come parte di questo itinerario. La sua apertura è difesa da un grande muro a secco in pietra giallastra in cui si trova un portale sormontato da un imponente architrave monolitico. Dall'antro iniziale si sviluppa poi un lungo e ampio corridoio, che sulla parete destra è caratterizzato dalla presenza di vegetazione a muschi e felci. Sempre sul fianco destro si trova un grande masso in cui è stata scavata una vaschetta per raccogliere l'acqua. Secondo alcuni la vaschetta sarebbe stata prodotta dai preistorici abitanti di questa grotta.
Il corridoio sfocia in un salone gigantesco, molto suggestivo, col fondo in parte ingombro di massi: sul soffitto si riconoscono tracce di antichissimi vortici ipogei, sotto forma di "conchette" erosive circolari. Dietro una quinta di roccia sulla sinistra si apre un terzo ambiente, un po' più piccolo, in cui si trovano alcune concrezioni.
Arma do Rian
Numero di catasto: 25 Li/Sv
Difficoltà: D
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
Difficoltà: D
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
L'Arma do Rian (=grotta del rio) si apre nei pressi della curiosa falesia delle Tecchie, a metà strada tra la Grotta della Pollera e l'Arma du Principàa; si può raggiungere, con un minimo di attenzione per imbroccare la deviazione giusta, seguendo questo itinerario.
Se le prime decine di metri sono di percorrenza elementare, la seconda metà della grotta è piuttosto impegnativa per uno speleoescursionista: implica tre strettoie, di cui la prima è la più impegnativa, ed un passo di arrampicata. La grotta è attualmente esplorabile per un totale di 115 m di sviluppo, ma non è escluso che in futuro gli speleologi trovino altre diramazioni. Una forte corrente d'aria poco dopo la prima strettoia suggerisce la possibile presenza di un'ulteriore prosecuzione. La speranza degli speleologi è di trovare un collegamento con il sistema Buio-Pollera, in effetti vicinissimo.
L'apertura, abbastanza ampia, permette di entrare in un comodo corridoio quasi rettilineo: al suo interno si trovano una colonna e alcune colate di piccole stalattiti. Il corridoio è lungo qualche decina di metri, e termina presso una strettoia di circa 25x40 cm.
Se le prime decine di metri sono di percorrenza elementare, la seconda metà della grotta è piuttosto impegnativa per uno speleoescursionista: implica tre strettoie, di cui la prima è la più impegnativa, ed un passo di arrampicata. La grotta è attualmente esplorabile per un totale di 115 m di sviluppo, ma non è escluso che in futuro gli speleologi trovino altre diramazioni. Una forte corrente d'aria poco dopo la prima strettoia suggerisce la possibile presenza di un'ulteriore prosecuzione. La speranza degli speleologi è di trovare un collegamento con il sistema Buio-Pollera, in effetti vicinissimo.
L'apertura, abbastanza ampia, permette di entrare in un comodo corridoio quasi rettilineo: al suo interno si trovano una colonna e alcune colate di piccole stalattiti. Il corridoio è lungo qualche decina di metri, e termina presso una strettoia di circa 25x40 cm.
La prosecuzione è riservata solamente a chi ha un minimo di esperienza di grotte e non soffre di claustrofobia nel modo più assoluto. Superata l'impegnativa strettoia, molto breve ma bagnata a causa del continuo stillicidio, si sbuca in un corridoio leggermente ascendente dove si può procedere carponi. Dopo alcuni metri, una seconda strettoia, più larga della prima, immette in una saletta un po' più ampia. Sulla sinistra si estende un ambiente ampio qualche metro, dal soffitto molto basso.
Dalla saletta intermedia, il corridoio principale prosegue in decisa salita. Si oltrepassa una terza strettoia, quindi si sale un passaggio di arrampicata di 2-3 metri (I) e si sbuca nella sala più interna e più bella della grotta. Il salone ha una forma rettangolare, è lungo una decina di metri e alto altrettanto; il pavimento è in forte pendenza, ed è un po' scivoloso a causa del fondo argilloso. Sulla parete di sinistra si osservano belle colate concrezionali.
Al di là del salone interno si ha ancora una breve prosecuzione, che si divide in due ulteriori rametti presto impercorribili. La percorrenza degli ultimi metri dopo il salone è resa scomodissima a causa della forte pendenza e del fondo scivoloso; per questo, e anche perchè non vi si trova niente di particolarmente interessante, è consigliabile fermarsi al salone.
Arma Sotterràa
Numero di catasto: 206 Li/Sv
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Grotta di modeste dimensioni, situata in un luogo piuttosto appartato, nel mezzo delle folte boscaglie che ricoprono la parte sommitale dell'altopiano di Montesordo. È costituita da due ambienti sviluppati per pochi metri: in fondo a quello di destra si trova una colata concrezionale giallastra, ormai praticamente decalcificata e in parte danneggiata. L'entrata era protetta da un muretto, parzialmente crollato a riempire l'interno stesso della grotta. Sulla parete destra si può notare una curiosa radice parecchio contorta.
L'itinerario di accesso è descritto qui come deviazione.
L'itinerario di accesso è descritto qui come deviazione.
Caverna dell'Uccelliera
Numero di catasto: 199 Li/Sv
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
La Caverna dell'Uccelliera è una grotta di modesto sviluppo interno, situata nei pressi dello spartiacque tra la valle di Montesordo e la valle dell'Aquila. È raggiungibile seguendo questo itinerario. L'apertura della cavità è chiusa da un doppio muretto con un'apertura che permette di entrare. Il corridoio interno, piuttosto breve, è caratterizzato da altri muretti a secco. Nonostante l'interesse speleo-escursionistico non sia particolarmente rilevante, la caverna è stata oggetto di numerosi studi archeologici, ed è per questo sottoposta a vincolo.
Cavernetta del Muretto
Numero di catasto: 477 Li/Sv
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Più che una vera grotta, la Cavernetta del Muretto è un cunicolo lungo pochi metri che passa da parte a parte uno sperone roccioso nei pressi del Bric le Pile, poco più di un arco di roccia. Dal cunicolo si sviluppa verso nord una breve diramazione, anch'essa non più lunga di qualche metro. La "cavernetta" prende il nome dal grande muretto a secco che ne evidenzia l'uscita a valle.
Visto che si trova abbastanza distante dai principali sentieri segnalati dell'area, la visita alla Cavernetta del Muretto richiede una deviazione per sentieri non segnalati, ma a mio avviso non vale la pena deviare apposta per visitarla. Noi l'abbiamo raggiunta durante un tentativo di arrivare alle Caverne delle Pile, che poi non siamo riusciti a trovare per assenza di tracce e mancanza di tempo (ma penso che ci torneremo prima o poi per chiudere i conti).
Indicativamente, per raggiungerla si segue questo itinerario fino a trovare sulla destra la scritta nera S.D. su sfondo bianco (indica il Settore Destro delle falesie del Bric Grigio). Si segue a destra la deviazione non segnalata, che presto giunge ad un bivio. Si sale a sinistra fino alla base delle pareti rocciose, e le si costeggia verso destra, in una zona disboscata e disordinata, fino a che non si interrompono presso un piccolo impluvio che permette di guadagnare l'altopiano sovrastante. Qui si trova un sentiero scalinato che risale il piccolo impluvio; lo si segue in salita e in breve, sulla destra, si trova la Cavernetta del Muretto.
Visto che si trova abbastanza distante dai principali sentieri segnalati dell'area, la visita alla Cavernetta del Muretto richiede una deviazione per sentieri non segnalati, ma a mio avviso non vale la pena deviare apposta per visitarla. Noi l'abbiamo raggiunta durante un tentativo di arrivare alle Caverne delle Pile, che poi non siamo riusciti a trovare per assenza di tracce e mancanza di tempo (ma penso che ci torneremo prima o poi per chiudere i conti).
Indicativamente, per raggiungerla si segue questo itinerario fino a trovare sulla destra la scritta nera S.D. su sfondo bianco (indica il Settore Destro delle falesie del Bric Grigio). Si segue a destra la deviazione non segnalata, che presto giunge ad un bivio. Si sale a sinistra fino alla base delle pareti rocciose, e le si costeggia verso destra, in una zona disboscata e disordinata, fino a che non si interrompono presso un piccolo impluvio che permette di guadagnare l'altopiano sovrastante. Qui si trova un sentiero scalinato che risale il piccolo impluvio; lo si segue in salita e in breve, sulla destra, si trova la Cavernetta del Muretto.
Grotta a due Piani
Numero di catasto: -
Sinonimi: Caverna dell'Uccelliera Bis, Grotta 199
Difficoltà: F l'incavo inferiore, M il superiore
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Sinonimi: Caverna dell'Uccelliera Bis, Grotta 199
Difficoltà: F l'incavo inferiore, M il superiore
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Si tratta della cavità più settentrionale della zona del Sanguineto, raggiungibile seguendo questo itinerario. La grotta, priva di toponimo affermato, è anche priva di numero di catasto a causa di un curioso errore: le è stato assegnato lo stesso numero (199) della vicina Caverna dell'Uccelliera. Per questo, alcuni la chiamano "Caverna dell'Uccelliera Bis". Tuttavia, per non causare confusione, ho deciso di adottare il toponimo che si ritrova su OpenStreetMap (Grotta a due Piani), che fa riferimento alla curiosa morfologia della grotta.
La grotta si sviluppa infatti su due piani. L'incavo inferiore è poco sviluppato, ed è situato al contatto tra la Pietra di Finale e il suo substrato di rocce deformate. L'incavo superiore, raggiungibile con un passaggio facile ma esposto (pericoloso a causa dell'abbondante sabbietta) è leggermente più sviluppato, anche se non raggiunge la decina di metri. Sulla parete dell'incavo superiore si trovano curiosi loculi.
La grotta si sviluppa infatti su due piani. L'incavo inferiore è poco sviluppato, ed è situato al contatto tra la Pietra di Finale e il suo substrato di rocce deformate. L'incavo superiore, raggiungibile con un passaggio facile ma esposto (pericoloso a causa dell'abbondante sabbietta) è leggermente più sviluppato, anche se non raggiunge la decina di metri. Sulla parete dell'incavo superiore si trovano curiosi loculi.
Grotta a Nord della Matta
Numero di catasto: -
Sinonimi: Grotta F.57
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
Sinonimi: Grotta F.57
Difficoltà: F
Visita effettuata il 15 dicembre 2020
A metà strada tra l'Arma del Sanguineto e la Grotta a due Piani si trova un piccolo antro, marcato dal numero F.57 del vecchio catasto speleologico. L'antro, ben poco sviluppato all'interno, è in parte chiuso dai resti malconci di un muretto a secco.
Grotta Cisque
Numero di catasto: 1403 Li/Sv
Difficoltà: D
Visita effettuata il 24 marzo 2019
Difficoltà: D
Visita effettuata il 24 marzo 2019
Tra le numerose grotte della Rocca di Perti, la piccola Grotta Cisque è una delle più suggestive. Prende il nome da un precedente direttore del Museo Archeologico di Finale Ligure, che la scoprì qualche decina di anni fa. La grotta è raggiungibile (attenzione all'orientamento) seguendo questo itinerario, sia nel senso descritto, o più facilmente scendendo dalla vicina Arma delle Anime.
L'ingresso della grotta è piuttosto angusto, largo poco più di mezzo metro, ma alto neanche una trentina di centimetri. Si è quindi obbligati a strisciare per quattro-cinque metri prima di sbucare nell'ambiente interno, le cui dimensioni sorprendono dopo la strettoia appena superata. Il salone, alto una quindicina di metri e lungo una ventina, è ricco di bellissime concrezioni attive: soprattutto stalattiti, stalagmiti e drappeggi. All'interno della grotta, oltre che una certa umidità, anche la temperatura rimane costante, e piuttosto fresca. Si tratta di un luogo spettacolare. In fondo alla sala si trova un piccolo cunicolo che termina dopo qualche metro; sulla parete sinistra del cunicolo si apre un altro passaggio, che potrebbe rappresentare una prosecuzione; in mancanza di notizie, per questa volta abbiamo preferito non esplorarlo.
Grazie alla posizione isolata e non facilmente reperibile, all'apertura poco invitante e alla difficoltà dei primi metri, la Grotta Cisque si è potuta conservare senza sostanziali danni. Questo a differenza di molte grotte del Finalese, le cui concrezioni sono state deturpate da vandali e avidi collezionisti senza scrupoli. Per questo, raccomando il massimo rispetto nel visitare un ambiente così bello, delicato e fragile.
Grotta dei Crovi #1
Numero di catasto: -
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Le Grotte dei Crovi sono almeno quattro cavità (di cui ne abbiamo raggiunte solo tre) che si aprono nella parete nord-orientale del monticello su cui sorge l'antichissima chiesetta di Sant'Antonino. La deviazione per raggiungerle è descritta in questa pagina.
La prima grotta si incontra subito dopo che il sentierino non segnalato incontra la parete rocciosa. Si tratta di un'apertura non troppo grande, dalla forma triangolare, alta più o meno come una persona. Il cunicolo termina dopo pochi metri, con un ambiente non molto largo ma piuttosto esteso in altezza.
La prima grotta si incontra subito dopo che il sentierino non segnalato incontra la parete rocciosa. Si tratta di un'apertura non troppo grande, dalla forma triangolare, alta più o meno come una persona. Il cunicolo termina dopo pochi metri, con un ambiente non molto largo ma piuttosto esteso in altezza.
Grotta dei Crovi #2 (Arma di Crovi)
Numero di catasto: 208 Li/Sv
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
La seconda grotta che si incontra lungo la deviazione sotto Sant'Antonino è la vera e propria Arma di Crovi (=riparo dei corvi). È un antro enorme, tanto che quando ci siamo arrivati quasi non si notava la parete rientrante sopra alle nostre teste. La grande arma non ha sviluppo, quindi non serve l'attrezzatura da "escursionista speleologico". Il sentiero vi transita seguendo una cengia tra curiose formazioni rocciose.
Grotta dei Crovi #3
Numero di catasto: -
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Difficoltà: F
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Proseguendo lungo la cengia che ha il suo imbocco presso l'Arma di Crovi (vedi questo itinerario per il percorso dettagliato), si giunge in pochi minuti alla terza Grotta dei Crovi. Oltre l'apertura si entra in un ambiente non particolarmente vasto, ma ricco di bellissime piccole concrezioni ramificate. Si trovano qua e là anche piccole stalattiti; purtroppo molte recano tracce di rottura, probabilmente a causa di collezionisti particolarmente incivili. Tra le grotte del complesso dei Crovi che abbiamo visitato è certamente la più suggestiva; ci manca solamente la quarta grotta, che andremo presto a cercare.
Grotta del Morto
Numero di catasto: 97 Li/Sv
Difficoltà: M
Visite effettuate l'8 marzo 2015 e il 2 aprile 2018
Difficoltà: M
Visite effettuate l'8 marzo 2015 e il 2 aprile 2018
La Grotta del Morto (detta anche Arma dei Zerbi) si apre ai piedi delle pareti orientali del Bric Scimarco, a poca distanza dalla Grotta dell'Acqua. Si tratta di una delle cavità più interessanti di questa parte del Finalese, nonostante abbia sofferto qualche danno per via degli scavi archeologici condotti al suo interno. In ogni modo, anche se gli scavi hanno distrutto qualche stalattite e stalagmite, i ritrovamenti sono stati interessanti: soprattutto frammenti ossei di Ursus spelaeus, cioè il mitico orso delle caverne. Per accedervi, basta seguire la deviazione descritta in questo itinerario.
L'apertura è assai ampia (circa 5,50x4 m), e dà accesso ad un grande salone pianeggiante. Voltandosi indietro si nota che a fianco alla grande entrata principale si trova una piccola "finestra", ad un'altezza di qualche metro. Ad un occhio poco attento potrebbe sembrare che la grotta sia finita qui; in realtà sulla sinistra entrando (quindi proprio sotto alla "finestra") si trova una fenditura che dà accesso ad un cunicolo discendente.
L'apertura è assai ampia (circa 5,50x4 m), e dà accesso ad un grande salone pianeggiante. Voltandosi indietro si nota che a fianco alla grande entrata principale si trova una piccola "finestra", ad un'altezza di qualche metro. Ad un occhio poco attento potrebbe sembrare che la grotta sia finita qui; in realtà sulla sinistra entrando (quindi proprio sotto alla "finestra") si trova una fenditura che dà accesso ad un cunicolo discendente.
Dopo un breve tratto dal soffitto basso, oltre una suggestiva colonnina, l'ambiente torna ad allargarsi. Questa sala, dal pavimento che perde quota velocemente, è estremamente suggestiva: il soffitto è letteralmente tappezzato di piccole stalattiti, per la maggior parte ancora attive. Scendendo ancora qualche metro si arriva all'ultimo tratto di grotta, nuovamente col soffitto basso: qui, tra suggestive stalattiti e stalagmiti, nei periodi di piena si forma una suggestiva pozza.
Grotta del Mulo
Numero di catasto: 476 Li/Sv
Difficoltà: M
Visita effettuata il 24 marzo 2019
Difficoltà: M
Visita effettuata il 24 marzo 2019
La Grotta del Mulo è una delle cavità più note della Rocca di Perti; si apre nei pressi della cosiddetta "Variante del Mulo", sentiero che collega la chiesa di San Benedetto con l'altopiano della Rocca, e che costituisce l'accesso più logico alla grotta. L'antro è ampio e ben evidente, in parte chiuso da muretti a secco, uno dei quali con finestrella; questo testimonia una frequentazione umana che si è spinta fino a tempi più o meno recenti.
Una serie di suggestive colonnine separa l'ampio ambiente iniziale dagli ambienti interni, leggermente più scomodi e angusti. Tra due colonnine si trova un masso con una caratteristica vaschetta naturale, sempre piena d'acqua, corredata da microgours (altre vaschette a scala millimetrica o centimetrica). Gli ambienti interni, in cui si è costretti a chinarsi, non sono particolarmente sviluppati in profondità: tuttavia sono molto pittoreschi, con numerosissime stalattiti, stalagmiti e altre piccole colonnine.
Grotta dell'Acqua
Numero di catasto: 29 Li/Sv
Sinonimi: Arma de l'Aegua
Difficoltà: M
Visita effettuata il 2 aprile 2018
Sinonimi: Arma de l'Aegua
Difficoltà: M
Visita effettuata il 2 aprile 2018
La Grotta dell'Acqua (in dialetto Arma de l'Aegua) è una bellissima grotta, tra l'altro comodissima da visitare per l'ampiezza degli ambienti e per il pavimento quasi pianeggiante. Si apre nelle pareti ai piedi del Bric Scimarco, a poca distanza dalla Grotta del Morto, ed è fiancheggiata da una grotta senza nome più piccola; è facilmente raggiungibile seguendo la deviazione descritta a questo itinerario.
Il nome della grotta deriva dal fatto che, fino a qualche anno fa, presso la grande entrata si trovava una copiosa sorgente. Oggi questa sorgente è sempre in secca, ma la grotta è comunque attiva, con piccole concrezioni gocciolanti che si trovano già nel grande ambiente iniziale: in particolare ci sono alcune stalattiti e una bella colata su una parete laterale.
Dal primo salone, la grotta prosegue curvando verso destra e salendo dolcemente. Sul soffitto a tratti si notano curiose forme erosive, che testimoniano la presenza di antichi vortici quando c'era molta più acqua e la grotta era una condotta in pressione. Ci sono alcune ampie rientranze laterali che si possono visitare, ma il cunicolo è unico e porta, dopo alcune decine di metri, all'ampio salone finale, caratterizzato da una grande rientranza sulla sinistra. Il salone finale della Grotta dell'Acqua è assolutamente spettacolare, con grandi gruppi concrezionali attivi che caratterizzano la grande parete contro cui la grotta termina.
Le sorprese della Grotta dell'Acqua, però, non finiscono qui. Nel salone finale, grazie alla temperatura costante e all'umidità sempre presente, crescono alcuni caratteristici speleo-funghi, probabilmente appartenenti al genere Amanita (magari farò delle ricerche per provare ad identificarli meglio). Quindi nell'entrare nel salone finale bisogna prestare un po' di attenzione a non calpestare i funghi e i loro caratteristici miceli, che si presentano come delle grandi macchie bianche filamentose sul pavimento terroso-fangoso della grotta.
Grotta dell'Edera
Numero di catasto: 28 Li/Sv
Sinonimi: Arma do Sambrugo
Difficoltà: D
Visite effettuate il 3 gennaio 2010, il 20 settembre 2016, il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
Sinonimi: Arma do Sambrugo
Difficoltà: D
Visite effettuate il 3 gennaio 2010, il 20 settembre 2016, il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
La Grotta dell'Edera (in dialetto Arma do Sambrugo) è una delle grotte più note del finalese, non tanto tra gli speleologi (perchè effettivamente di percorso speleo c'è poco e niente) ma tra escursionisti e arrampicatori per la spettacolarità delle sue forme. Si apre nella parte più meridionale delle falesie di Montesordo, ed è facilmente raggiungibile seguendo questo itinerario. Il percorso all'interno della grotta è molto breve ma adatto solo ad esperti: è quasi completamente attrezzato con corde, e richiede il superamento di quattro o cinque metri verticali.
L'apertura della grotta è relativamente piccola, di forma triangolare, e dà direttamente accesso al primo grande salone. Il soffitto di questa impressionante sala è a forma di campana, alto quasi una cinquantina di metri. La parte sulla sinistra è completamente ingombra di un gigantesco accumulo di materiale di crollo, completamente cementato, che comprende anche massi di notevoli dimensioni. Se la giornata offre la luce giusta si può notare quanto questo salone sia multicolore: sfumature di bianco, giallo, ocra, marrone, verde e nerastro.
Il percorso in grotta risale sulla destra l'accumulo di frana, con le corde fisse a facilitare il passaggio (ma è sempre meglio verificarne l'affidabilità). I primi metri sono verticali e un po' più difficili, poi si prosegue più agevolmente fino alla terrazza in cima alla frana. Da qui un altro breve passaggio in arrampicata all'interno di una strettoia immette nel salone superiore, se possibile ancora più suggestivo di quello inferiore. Si tratta di un enorme cilindro dalle pareti verticali alte fino a 50 metri, che termina a cielo aperto (il soffitto è completamente crollato). La parete sulla sinistra è ulteriormente "bucata" da un grande foro circolare, sovrastato da uno spettacolare arco di roccia. L'unica nota negativa è che la grande pianta d'edera che ricopriva quasi tutte le pareti della sala dando il nome alla grotta è in gran parte stata rimossa a causa dell'apertura delle vie di arrampicata. In ogni modo, si tratta di uno dei luoghi più spettacolari del Finalese.
Il percorso in grotta risale sulla destra l'accumulo di frana, con le corde fisse a facilitare il passaggio (ma è sempre meglio verificarne l'affidabilità). I primi metri sono verticali e un po' più difficili, poi si prosegue più agevolmente fino alla terrazza in cima alla frana. Da qui un altro breve passaggio in arrampicata all'interno di una strettoia immette nel salone superiore, se possibile ancora più suggestivo di quello inferiore. Si tratta di un enorme cilindro dalle pareti verticali alte fino a 50 metri, che termina a cielo aperto (il soffitto è completamente crollato). La parete sulla sinistra è ulteriormente "bucata" da un grande foro circolare, sovrastato da uno spettacolare arco di roccia. L'unica nota negativa è che la grande pianta d'edera che ricopriva quasi tutte le pareti della sala dando il nome alla grotta è in gran parte stata rimossa a causa dell'apertura delle vie di arrampicata. In ogni modo, si tratta di uno dei luoghi più spettacolari del Finalese.
Da qui chi ha esperienza di arrampicata può continuare: sulla sinistra una corda fissa permette di superare la verticale parete che dà accesso al foro al di sotto dell'arco di roccia. Svoltando a destra si superano altre placche piuttosto lisce (corde) che permettono di guadagnare la sommità dell'arco stesso. Si percorre l'arco con molta attenzione e ci si congiunge al Sentiero Ermano Fossati; seguendolo verso destra si ritorna al crocevia sulla selletta presso Sant'Antonino.
Grotta della Pollera
Numero di catasto: 24 Li/Sv
Sinonimi: Arma Pollera
Difficoltà: F (solo sala iniziale)
Visite effettuate l'8 marzo 2015, il 2 aprile 2018 e il 24 marzo 2019
Sinonimi: Arma Pollera
Difficoltà: F (solo sala iniziale)
Visite effettuate l'8 marzo 2015, il 2 aprile 2018 e il 24 marzo 2019
La Grotta della Pollera (in dialetto Arma Pollera) è la cavità più nota e importante del Finalese. Insieme alla Grotta del Buio forma un vasto e ramificato sistema ipogeo, per un totale di alcuni chilometri di sviluppo. Purtroppo la visita della grotta è riservata solo a speleologi esperti (comunque ogni tanto ci sono visite organizzate con lo speleologo accompagnatore, quindi chissà che prima o poi...): per prima cosa serve una corda per superare il ripidissimo scivolo fangoso tra le prime due sale della grotta; in secondo luogo la percorrenza dei vari rami che si dipartono dalla seconda sala non è poi così semplice. L'escursionista esperto dotato di pila frontale si deve accontentare di dare un'occhiata alla prima sala, chiamata Sala Perrando, che comunque dà già abbastanza spettacolo.
La Grotta della Pollera si raggiunge seguendo le indicazioni descritte in questo itinerario. L'apertura è molto caratteristica e suggestiva, in quanto la parete di sinistra entrando si spalanca in un grande arco roccioso; l'effetto è particolarmente scenografico se lo si guarda dall'interno. Comunque, a questo punto si è già all'interno della Sala Perrando, che è divisa in due "locali": il primo riceve ancora la luce del giorno; il secondo si trova sulla destra, dove il pavimento della grotta inizia a scendere man mano più ripido verso le viscere della terra. Sorpassato un breve tratto di soffitto basso si entra quindi in questo secondo locale, e ci si ritrova al sommo del ripidissimo Scivolo: un pendio di fango e massi enormi che precipita in direzione dell'adiacente Sala Issel. Una potente pila frontale comunque permette di apprezzare le dimensioni notevoli della Sala Perrando, e di ammirare le numerose concrezioni che si trovano appese alle sue pareti.
Se si è muniti di corda (almeno 50 metri), si può tentare la discesa dello Scivolo e visitare la Sala Issel: un salone enorme, ancora più vasto della Sala Perrando, dal pavimento costituito da enormi blocchi crollati dalla volta soprastante. Noi non eravamo muniti di corda, quindi sarà per la prossima volta.
Grotta della Pozzanghera
Numero di catasto: 22 Li/Sv
Sinonimi: Arma da Poussanga
Difficoltà: M
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 24 marzo 2019
Sinonimi: Arma da Poussanga
Difficoltà: M
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 24 marzo 2019
La Grotta della Pozzanghera (in dialetto Arma da Poussanga) è una cavità abbastanza conosciuta, non molto distante dalla Grotta della Pollera; si può raggiungere facilmente seguendo questo itinerario. La grotta non è particolarmente estesa: secondo il sito del Gestionale Speleologico Ligure ha uno sviluppo di appena 50 metri, e copre un dislivello negativo di 14 metri. Tuttavia i due ambienti che la costituiscono sono parecchio vasti, e la visita della grotta, per quanto breve, è piuttosto suggestiva. In un certo senso, tra le grotte "escursionistiche" di Montesordo, la Pozzanghera è la più "inquietante", a partire dalla minacciosa apertura che si trova in fondo ad una voragine; durante la visita, anche se per poco tempo, si ha davvero l'impressione di addentrarsi nelle viscere della terra. Ad aggiungere inquietudine sono poi le numerosissime incisioni fatte dai visitatori nella fanghiglia che ricopre le pareti della grotta: scritte e disegni emergono uno ad uno dal buio quando vengono illuminati dalla pila frontale, facendo vivere strane sensazioni.
L'apertura, piuttosto sviluppata in larghezza ma ben poco in altezza, dà accesso al primo salone, che è il più vasto, ma è piuttosto spoglio. Un pendio ingombro di massi di crollo, non particolarmente ripido, permette di raggiungerne in fretta il fondo, pianeggiante e poco accidentato; un salone del genere per un uomo preistorico doveva essere proprio una suite di lusso.
Dal fondo della sala, sulla destra, ha origine il breve corridoio discendente che porta al secondo salone; a metà si trova un passaggio su massi fangosi che richiede un certo impegno se non si vuole scivolare (non è pericoloso: al massimo si prende una sederata), poi si effettua una curva a gomito verso sinistra e si entra nella seconda sala, che è decisamente la parte più suggestiva della grotta. Anche se ci sono ancora scritte e incisioni varie, le pareti sono ricche di concrezioni; il fondo invece si abbassa rapidamente sulla sinistra, dove si trovano le tracce di un antico ruscello oramai praticamente sempre in secca. Forse sono proprio le piccole buche lungo il ruscello fossile, dove si formano spesso piccole pozze, a dare il nome alla grotta.
Dal fondo della sala, sulla destra, ha origine il breve corridoio discendente che porta al secondo salone; a metà si trova un passaggio su massi fangosi che richiede un certo impegno se non si vuole scivolare (non è pericoloso: al massimo si prende una sederata), poi si effettua una curva a gomito verso sinistra e si entra nella seconda sala, che è decisamente la parte più suggestiva della grotta. Anche se ci sono ancora scritte e incisioni varie, le pareti sono ricche di concrezioni; il fondo invece si abbassa rapidamente sulla sinistra, dove si trovano le tracce di un antico ruscello oramai praticamente sempre in secca. Forse sono proprio le piccole buche lungo il ruscello fossile, dove si formano spesso piccole pozze, a dare il nome alla grotta.
Grotta della Valle
Numero di catasto: 1953 Li/Sv
Difficoltà: F
Visita effettuata il 24 marzo 2019
Difficoltà: F
Visita effettuata il 24 marzo 2019
La Grotta della Valle è una suggestiva cavità che si apre sul versante orientale della Rocca di Perti, a poca distanza dai curiosi roccioni della Tartaruga. Si può raggiungere seguendo questo itinerario. L'apertura è forse la parte più scenografica: un foro ampio e regolare che si apre in una piccola balza rocciosa avvolta nei boschi.
La galleria si sviluppa per alcune decine di metri, piuttosto rettilinea, all'interno del versante. La si percorre comodamente, in quanto il fondo è abbastanza regolare e l'altezza quasi sempre superiore a quella di un essere umano. L'interno è piuttosto spoglio, decorato solamente da qualche rara stalattite (di cui la maggior parte è inattiva) e alcune colonne.
Grotta di Sant'Antonino
Numero di catasto: 30 Li/Sv
Difficoltà: M
Visita effettuata il 2 aprile 2018.
Difficoltà: M
Visita effettuata il 2 aprile 2018.
All'interno della cripta dell'antichissima chiesetta di Sant'Antonino (facilmente raggiungibile seguendo questo itinerario) si apre una piccola grotta discendente, che ha uno sviluppo di svariate decine di metri. Per un escursionista speleologico alle prime armi è forse un po' stretta e troppo ripida: per questo durante la nostra visita ci siamo fermati al primo piccolo ambiente, comunque ricco di piccole concrezioni. Magari, se si ripresenterà l'occasione, proveremo ad addentrarci un po' più in profondità.
Grotta F.248
Numero di catasto: -
Difficoltà: F
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
Difficoltà: F
Visite effettuate il 2 aprile 2018 e il 15 dicembre 2020
Si tratta di una breve e curiosa grotticella che si apre nella Falesia delle Tecchie, a poca distanza dall'Arma do Rian. Può essere raggiunta seguendo questo itinerario. Lo sviluppo interno è scarsissimo, ma l'apertura è curiosa e suggestiva. Non avendo nome, viene indicata con il numero del vecchio catasto delle grotte finalesi.
Grottino del Bric della Croce
Numero di catasto: 244 Li/Sv
Difficoltà: F
Visite effettuate nell'aprile 2010 e il 24 marzo 2019
Difficoltà: F
Visite effettuate nell'aprile 2010 e il 24 marzo 2019
Il Grottino del Bric della Croce è una suggestiva grotticella che si spalanca lungo il sentiero che, da Cianassi, sale alla Rocca di Perti. L'ingresso principale dà accesso a due brevissimi gallerie: quella di sinistra termina dopo pochi metri contro la parete rocciosa, mentre quella di destra si collega in pochi metri all'ingresso superiore. Il grottino dà il nome all'adiacente parete rocciosa, lungo cui si sviluppano numerose vie d'arrampicata.
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