GRAND'HOCHE 2760 m
GUGLIA D'ARBOUR 2803 m
Si tratta di due cime gemelle, poste al culmine di una gigantesca bastionata che incombe su Beaulard e sulla media Val di Susa. La Grand'Hoche (2760 m) ne rappresenta la cima orientale, più bassa ma più conosciuta e frequentata; la Guglia d'Arbour (Aiguille d'Arbour; 2803 m) è invece il punto culminante, posto poco più a ovest. Si trovano al centro di un piccolo sottogruppo montuoso, chiamato "Dolomiti di Val Susa" a causa della natura litologica e dell'aspetto simile alle più famose "sorelle" del Trentino e del Veneto.
Le due cime si allineano sullo spartiacque principale alpino, che in questo breve tratto assume una direzione est-ovest. Se il versante italiano (nord) è un'enorme parete rocciosa, alta fino a 500 metri, il versante francese (sud), affacciato sulla solitaria valle del Torrent des Acles, è più dolce, costituito da ripide chine detritiche e dirupi in sfacelo. La cresta sommitale, quasi orizzontale, oltre alle due cime principali presenta vari altri dossi di quota simile; a est scende con un ripido pendio detritico verso il Passo dell'Orso; a ovest invece presenta un andamento molto più aspro e accidentato, in direzione del Passo della Sanità.
Riguardo i toponimi, la situazione attuale è in realtà un prodotto un po' artificioso. Il punto culminante della bastionata è da sempre nominato "Guglia d'Arbour", toponimo che compare già in una carta piemontese del 1821. Il toponimo "Grand'Hoche" (o anche "Grande Roche") compare invece nella carta IGM degli anni '30, e in seguito anche nella CTR del Piemonte, a definire semplicemente la parete rocciosa del versante nord, e in particolare il suo settore orientale. Sia nella carta IGM, sia nella CTR, la cima orientale di quota 2760 è denominata "Malvoisin". Di contro, sulla carta francese dell'IGN, è nominata solo l'"Aiguille d'Arbour", mentre la cima orientale non è né nominata, né quotata. Quindi, solo nelle carte escursionistiche più recenti il toponimo "Grand'Hoche" si riferisce alla cima orientale di questa bastionata. In realtà, "Grand'Hoche" è una francesizzazione dell'originario "Grand'Osca", cioè "grande intaglio"; si riferiva quindi al profondo valico a est della Guglia d'Arbour, un tempo nominato correttamente Passo della Grand'Hoche ma oggi noto come Passo dell'Orso. Un vero pasticcio toponomastico, completato dal fatto che i francesi hanno trasferito il toponimo "Col de la Grand'Hoche" a quello che noi chiamiamo Passo della Sanità, tra la Guglia d'Arbour e la Punta Charrà.
Dalle due vette, entrambe sormontate da una croce metallica, si osservano bellissimi panorami sulle montagne circostanti; ovviamente dalla Guglia d'Arbour la vista è più ampia e più completa. Si osservano le maggiori vette della Val di Susa e della Val Chisone (Rocciamelone, gruppo dell'Ambin, Pierre Menue, Thabor, Chaberton, Rognosa di Sestriere) e una bella prospettiva dell'adiacente Punta Charrà, che da qui mostra il suo profilo più ardito. A ovest, sullo sfondo, svettano le cime glaciali del massiccio degli Écrins; poco più a nord spuntano le svelte Aiguilles d'Arves. A sinistra della Pierre Menue, molto più lontana, si innalza l'imponente mole della Dent Parrachée.
Vie d'accesso
Le due cime si allineano sullo spartiacque principale alpino, che in questo breve tratto assume una direzione est-ovest. Se il versante italiano (nord) è un'enorme parete rocciosa, alta fino a 500 metri, il versante francese (sud), affacciato sulla solitaria valle del Torrent des Acles, è più dolce, costituito da ripide chine detritiche e dirupi in sfacelo. La cresta sommitale, quasi orizzontale, oltre alle due cime principali presenta vari altri dossi di quota simile; a est scende con un ripido pendio detritico verso il Passo dell'Orso; a ovest invece presenta un andamento molto più aspro e accidentato, in direzione del Passo della Sanità.
Riguardo i toponimi, la situazione attuale è in realtà un prodotto un po' artificioso. Il punto culminante della bastionata è da sempre nominato "Guglia d'Arbour", toponimo che compare già in una carta piemontese del 1821. Il toponimo "Grand'Hoche" (o anche "Grande Roche") compare invece nella carta IGM degli anni '30, e in seguito anche nella CTR del Piemonte, a definire semplicemente la parete rocciosa del versante nord, e in particolare il suo settore orientale. Sia nella carta IGM, sia nella CTR, la cima orientale di quota 2760 è denominata "Malvoisin". Di contro, sulla carta francese dell'IGN, è nominata solo l'"Aiguille d'Arbour", mentre la cima orientale non è né nominata, né quotata. Quindi, solo nelle carte escursionistiche più recenti il toponimo "Grand'Hoche" si riferisce alla cima orientale di questa bastionata. In realtà, "Grand'Hoche" è una francesizzazione dell'originario "Grand'Osca", cioè "grande intaglio"; si riferiva quindi al profondo valico a est della Guglia d'Arbour, un tempo nominato correttamente Passo della Grand'Hoche ma oggi noto come Passo dell'Orso. Un vero pasticcio toponomastico, completato dal fatto che i francesi hanno trasferito il toponimo "Col de la Grand'Hoche" a quello che noi chiamiamo Passo della Sanità, tra la Guglia d'Arbour e la Punta Charrà.
Dalle due vette, entrambe sormontate da una croce metallica, si osservano bellissimi panorami sulle montagne circostanti; ovviamente dalla Guglia d'Arbour la vista è più ampia e più completa. Si osservano le maggiori vette della Val di Susa e della Val Chisone (Rocciamelone, gruppo dell'Ambin, Pierre Menue, Thabor, Chaberton, Rognosa di Sestriere) e una bella prospettiva dell'adiacente Punta Charrà, che da qui mostra il suo profilo più ardito. A ovest, sullo sfondo, svettano le cime glaciali del massiccio degli Écrins; poco più a nord spuntano le svelte Aiguilles d'Arves. A sinistra della Pierre Menue, molto più lontana, si innalza l'imponente mole della Dent Parrachée.
Vie d'accesso