Gruppo del Monte Falterona
Si tratta di un gruppo montuoso molto vasto e piuttosto eterogeneo, comprendente il tratto di spartiacque appenninico tra il Passo del Muraglione e il Valico di Montecoronaro, e una serie di contrafforti secondari che si diramano sui due versanti della catena montuosa. Al suo interno sono comprese le cime più alte e importanti dell'Appennino Tosco-Romagnolo.
Il cuore del gruppo montuoso è rappresentato dal crinale spartiacque principale, in gran parte compreso all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. La dorsale appenninica, che ritorna a superare i 1600 metri di quota presso il nodo dei monti Falco e Falterona, è infatti ammantata da una sequenza ininterrotta di maestose foreste ad alto fusto a prevalenza di faggi e abeti bianchi. Alcune zone, particolarmente significative dal punto di vista naturalistico e ambientale (come la foresta "primordiale" di Sassofratino), sono comprese all'interno di riserve integrali. Molte foreste si sono conservate grazie al loro isolamento, perchè poste in aree impervie e difficilmente accessibili. Altre, come ad esempio la bellissima conifereta che cresce tra il Monastero e l'Eremo di Camàldoli, devono il loro stato al lavoro svolto nei secoli dai monaci che lì risiedevano. Gran parte delle Foreste Casentinesi, infatti, veniva sfruttata per la produzione di legname, secondo sapienti tecniche che permettevano al bosco di sostenersi, rigenerarsi e rendere al meglio.
Oggi il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, grazie ad una fitta rete di percorsi ottimamente segnalati e mantenuti, è una delle zone dell'Appennino Tosco-Romagnolo più frequentate dagli escursionisti. L'abbondanza di punti d'appoggio (rifugi e bivacchi in quota, agriturismi, alberghi e ristoranti in fondovalle) permette di effettuare facilmente trekking di più giorni. L'innevamento in genere abbondante ha favorito anche un certo sviluppo del turismo ed escursionismo invernale, che gravita intorno alla piccola stazione sciistica del Monte Falco. Moltissimi sentieri del parco sono facilmente percorribili con le ciaspole o con gli sci da escursionismo; solamente nella zona delle riserve integrali intorno a Poggio Scali queste attività non sono incoraggiate per il disturbo che potrebbero arrecare alla fauna selvatica.
Il versante romagnolo del gruppo montuoso si presenta piuttosto uniforme, in gran parte intagliato nelle rocce della Formazione Marnoso-Arenacea. È inciso da una serie di vallate quasi parallele tra di loro, morfologicamente molto simili (Montone, Rabbi, Bidente e Savio), che isolano lunghi crinali ondulati. Caratteristica tipica di questo paesaggio è l'alternarsi tra folti boschi e brulli pendii quasi calanchivi, dove affiorano le imponenti stratificazioni marnoso-arenacee. I crinali montuosi, che comunque superano di poco i 1000 metri di quota, sfumano poi in un reticolo collinare che si va a perdere nella Pianura Padana.
Il versante toscano è molto diverso: è caratterizzato da due imponenti catene montuose secondarie (il Pratomagno e l'Alpe di Catenaia), orientate quasi perpendicolarmente rispetto al crinale appenninico e separate da vasti bacini intramontani (il Casentino e la Val Tiberina). Delle due catene montuose citate in precedenza, il Pratomagno è la più elevata e imponente, tanto da costituire un massiccio a sé stante. Il crinale dell'Alpe di Catenaia, meno noto e meno elevato, offre camminate solitarie, in gran parte tra folti boschi. Nei suoi pressi si eleva però una delle vette più famose e caratteristiche della zona: il Monte Penna della Verna. La presenza del Santuario della Verna, dove dimorò San Francesco di Assisi, e della bellissima faggeta sommitale (compresa nel Parco Nazionale) ne fa un luogo giustamente frequentatissimo.
Scheda tecnica
Limiti geografici: Passo del Muraglione, Fiume Montone, Pianura Padana, Fiume Savio, Valico di Montecoronaro, Fiume Tevere, Torrente Sovara, Valico di Scheggia, Fiume Arno, Valico di Croce a Mori, Torrente Rucine, Torrente San Godenzo.
Catena montuosa di appartenenza: Appennino Tosco-Romagnolo (Appennino).
Vetta più elevata: Monte Falco (1657 m).
Estensione del gruppo montuoso: circa 2800 kmq.
Il cuore del gruppo montuoso è rappresentato dal crinale spartiacque principale, in gran parte compreso all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. La dorsale appenninica, che ritorna a superare i 1600 metri di quota presso il nodo dei monti Falco e Falterona, è infatti ammantata da una sequenza ininterrotta di maestose foreste ad alto fusto a prevalenza di faggi e abeti bianchi. Alcune zone, particolarmente significative dal punto di vista naturalistico e ambientale (come la foresta "primordiale" di Sassofratino), sono comprese all'interno di riserve integrali. Molte foreste si sono conservate grazie al loro isolamento, perchè poste in aree impervie e difficilmente accessibili. Altre, come ad esempio la bellissima conifereta che cresce tra il Monastero e l'Eremo di Camàldoli, devono il loro stato al lavoro svolto nei secoli dai monaci che lì risiedevano. Gran parte delle Foreste Casentinesi, infatti, veniva sfruttata per la produzione di legname, secondo sapienti tecniche che permettevano al bosco di sostenersi, rigenerarsi e rendere al meglio.
Oggi il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, grazie ad una fitta rete di percorsi ottimamente segnalati e mantenuti, è una delle zone dell'Appennino Tosco-Romagnolo più frequentate dagli escursionisti. L'abbondanza di punti d'appoggio (rifugi e bivacchi in quota, agriturismi, alberghi e ristoranti in fondovalle) permette di effettuare facilmente trekking di più giorni. L'innevamento in genere abbondante ha favorito anche un certo sviluppo del turismo ed escursionismo invernale, che gravita intorno alla piccola stazione sciistica del Monte Falco. Moltissimi sentieri del parco sono facilmente percorribili con le ciaspole o con gli sci da escursionismo; solamente nella zona delle riserve integrali intorno a Poggio Scali queste attività non sono incoraggiate per il disturbo che potrebbero arrecare alla fauna selvatica.
Il versante romagnolo del gruppo montuoso si presenta piuttosto uniforme, in gran parte intagliato nelle rocce della Formazione Marnoso-Arenacea. È inciso da una serie di vallate quasi parallele tra di loro, morfologicamente molto simili (Montone, Rabbi, Bidente e Savio), che isolano lunghi crinali ondulati. Caratteristica tipica di questo paesaggio è l'alternarsi tra folti boschi e brulli pendii quasi calanchivi, dove affiorano le imponenti stratificazioni marnoso-arenacee. I crinali montuosi, che comunque superano di poco i 1000 metri di quota, sfumano poi in un reticolo collinare che si va a perdere nella Pianura Padana.
Il versante toscano è molto diverso: è caratterizzato da due imponenti catene montuose secondarie (il Pratomagno e l'Alpe di Catenaia), orientate quasi perpendicolarmente rispetto al crinale appenninico e separate da vasti bacini intramontani (il Casentino e la Val Tiberina). Delle due catene montuose citate in precedenza, il Pratomagno è la più elevata e imponente, tanto da costituire un massiccio a sé stante. Il crinale dell'Alpe di Catenaia, meno noto e meno elevato, offre camminate solitarie, in gran parte tra folti boschi. Nei suoi pressi si eleva però una delle vette più famose e caratteristiche della zona: il Monte Penna della Verna. La presenza del Santuario della Verna, dove dimorò San Francesco di Assisi, e della bellissima faggeta sommitale (compresa nel Parco Nazionale) ne fa un luogo giustamente frequentatissimo.
Scheda tecnica
Limiti geografici: Passo del Muraglione, Fiume Montone, Pianura Padana, Fiume Savio, Valico di Montecoronaro, Fiume Tevere, Torrente Sovara, Valico di Scheggia, Fiume Arno, Valico di Croce a Mori, Torrente Rucine, Torrente San Godenzo.
Catena montuosa di appartenenza: Appennino Tosco-Romagnolo (Appennino).
Vetta più elevata: Monte Falco (1657 m).
Estensione del gruppo montuoso: circa 2800 kmq.
Vette principali
Cima | Quota | Difficoltà |
---|---|---|
Monte Falco | 1657 | T |
Monte Falterona | 1654 | E |
Poggio Scali | 1520 | T |
Monte Penna (della Verna) | 1284 | E |
La difficoltà si riferisce alla via d'accesso più facile alla vetta. Molte cime hanno molteplici vie d'accesso con difficoltà diverse.