Casetta dei Pulledrari - Rifugio del Montanaro - Monte Gennaio - Corno alle Scale
Lunga e bellissima escursione di crinale, prima all'interno della stupenda Foresta del Teso, faggeta di alto fusto, poi per praterie e panoramicissime creste erbose. Sono possibili due varianti: la prima, più comoda, aggira con alcuni saliscendi il Monte Gennaio; la seconda invece lo scavalca, presentando alcuni passaggi impervi nella ripidissima discesa dalla vetta al Passo del Cancellino. Se l'escursione fino al Corno alle Scale fosse troppo lunga, il Monte Gennaio costituisce comunque un'ottima meta a se stante.
Accesso: a) Dal casello di Lucca si segue la statale dell'Abetone, superando Bagni di Lucca e Popiglio. Giunti a La Lima, si devia a destra per San Marcello Pistoiese e si scavalca il Passo di Oppio. Poco più avanti si gira a sinistra per Maresca, per la Foresta del Teso e per la Casetta dei Pulledrari. b) Si esce dall'autostrada a Pistoia e si segue la tangenziale verso ovest, poi si esce a destra seguendo le indicazioni per Modena e Abetone. Si sale al Passo di Piastre, quindi si scende brevemente nella valle del Reno. A Pontepetri si svolta a sinistra, poi poco più avanti si gira a destra per Maresca e per la Casetta dei Pulledrari. c) Proveniendo dall'Emilia, si esce dall'autostrada a Sasso Marconi, quindi si rimonta la valle del Reno lungo la SS64. Giunti a Ponte di Venturina si gira a destra (SP632) salendo a Pontepetri, da cui si continua dritti (SR64) verso il Passo di Oppio. Prima di raggiungerlo si trova a destra la deviazione che sale a Maresca; superato il paesino, si seguono ancora le indicazioni per la Foresta del Teso e si sale alla Casetta dei Pulledrari (1215 m). Si può trovare parcheggio sia negli ampi spiazzi dove la strada diventa sterrata, sia poco più in basso accanto al Camping Foresta del Teso. Costruita nel dopoguerra e gestita dal CAI di Pistoia, la Casetta dei Pulledrari ha svolto a lungo il ruolo di rifugio e ristorante associato ad un piccolo comprensorio sciistico: due piste che scendevano dalla sovrastante Punta della Crina. Le piste poi furono abbandonate, insieme al rifugio stesso, che passò alcuni anni nel degrado più totale. Alla fine del 2018, dopo un lungo contenzioso, il rifugio ha riaperto; è dotato di 25 posti letto. Itinerario: Lasciando in alto a destra la Casetta dei Pulledrari, si imbocca in direzione nord l'ampia strada sterrata (pista da sci di fondo) contrassegnata dal segnavia CAI 3. La strada sale dolcemente nel bosco, attraversando due valloncelli; più avanti una breve diramazione a destra permette di tagliare un ampio curvone. Giunti ad un bivio (quota 1250 circa) si lascia a sinistra la sterrata per imboccare a destra una pista secondaria, che sale nella bellissima faggeta secolare di alto fusto. Lasciata a sinistra un'altra diramazione, si sale con due tornanti; i segnavia poi abbandonano la pista per deviare a sinistra lungo una mulattiera che sale più direttamente. Si giunge così al Passo della Pedata del Diavolo (o Sella del Rombiciaio; 1362 m). Si tratta di una sella boscosa poco marcata, posta sullo spartiacque tra i torrenti Maresca e Orsigna, entrambi affluenti del Fiume Reno. Qui si trova un crocevia. Si gira a sinistra (segnavia 3 e GEA) lungo una pista che sale ripidamente sul sovrastante crinale boscoso, lasciando a destra la diramazione per il Rifugio Porta Franca. Si trascura una deviazione a sinistra che porta ad una fonte; la pista piega poi a sinistra e sale in diagonale fino al Rifugio del Montanaro (1559 m). Si tratta di un massiccio edificio, avvolto nella faggeta, ma dotato di un'ampia terrazza panoramica su Pistoia e sui colli che la circondano. È stato inaugurato nel 1963 e poi ristrutturato nel 2001, ed è di proprietà del CAI di Maresca. Nei giorni festivi è sempre aperto, grazie all'opera di volontariato dei soci, ma non offre servizio di ristorante; per il resto dell'anno è aperto su prenotazione per i soci CAI. Al locale principale, dotato di 12 posti, si aggiunge un "bivacco" sempre aperto con 4 ulteriori posti letto. Il sentiero segnalato aggira il rifugio sul retro, poi prosegue a salire in diagonale nel bosco di faggi. Si giunge così su un costoncino, quasi al limitare della faggeta, dove si trova un crocevia (Passo dei Malandrini; 1575 m). Qui si presentano due possibilità. a) Si continua dritti (segnavia GEA e 20) lungo un sentiero che taglia quasi in piano, curvando leggermente a destra. Si attraversa un ripido versante, passando accanto alla Fonte del Cacciatore, poi si scende un piccolo gradino e si confluisce in un sentiero più ampio, proveniente dalla sella di Maceglia. Si prosegue a destra e in breve si esce dal bosco; si trova quindi un bivio, dove si trascura la diramazione per il Rifugio Porta Franca (essa si raccorda alla variante "b" presso il sovrastante Passo della Nevaia) e si continua a tagliare a sinistra con brevi saliscendi. Si attraversa l'ameno anfiteatro erboso posto tra il Poggio delle Ignude e il Monte Gennaio, quindi si scavalca un panoramico costone (quota 1614) e si rientra nella faggeta, con alcuni tratti in discesa. Attraversati alcuni ripidi valloncelli boscosi, si incontra il segnavia 02, proveniente dalla Val Verdiana. Il sentiero piega a destra e ritorna all'aperto, sul versante nord del Monte Gennaio. Si effettua un breve saliscendi per aggirare un canalone eroso, quindi si sale dolcemente fino all'ampia sella del Passo del Cancellino. b) Si piega a destra (segnavia 00), risalendo un ripido spallone erboso che porta in breve su una panoramicissima gobba (quota 1640 circa). Da qui inizia un lungo crinale quasi rettilineo, che il sentiero percorre fedelmente con brevi saliscendi, tra prati, boschetti e poche rocce affioranti. Si scavalca la poco percettibile sommità del Poggio dei Malandrini (1658 m), quindi si raggiunge il crocevia del Passo della Nevaia (1635 m). Il passo è attraversato dal sentiero CAI 35, che a destra aggira il Poggio delle Ignude sul versante orientale guidando al Rifugio Porta Franca in una ventina di minuti. Scendendo a sinistra, invece, ci si raccorda con la variante "a". Si prosegue dritti lungo il crinale, percorso dal sentiero 00; scavalcato un piccolo dosso, il sentiero piega a sinistra con una panoramicissima salita in diagonale. Si giunge direttamente alla selletta che separa il Poggio delle Ignude dal Monte Gennaio (quota 1706). Con una breve deviazione a destra lungo il comodo spartiacque erboso, si può raggiungere il Poggio delle Ignude (1735 m), che offre un vasto panorama. Si trascura il sentiero segnalato, che piega a destra per aggirare il Monte Gennaio, per continuare a sinistra lungo il crinale. Un ripido sentiero, non segnalato ma evidente, lo risale direttamente portando all'inizio di un dorso quasi pianeggiante, dove si trova la scatoletta del libretto delle firme. Rimontando il dorso verso destra si giunge in breve alla croce di vetta del Monte Gennaio (o Monte Uccelliera; 1812 m; 2 – 2.30 ore dalla Casetta dei Pulledrari). Si prosegue lungo la cresta sommitale, scendendo ripidamente fino alla selletta tra le due cime del Monte Gennaio (quota 1780 circa). Qui si rintraccia a sinistra un sentierino che si abbassa rapidamente sul versante nord della montagna, tagliando in diagonale; questo tratto richiede attenzione, specie in caso di terreno bagnato, perchè il sentiero è stretto e il versante è parecchio ripido. Più in basso ci si ricongiunge al sentiero 00, proveniente da destra, e si prosegue lungo un ampio crinale erboso. Si aggira una piccola cima sul versante toscano, quindi si giunge al crocevia del Passo del Cancellino (1632 m), dove ci si ricongiunge con la variante "a". Si tratta di una vastissima sella erbosa posta sullo spartiacque principale appenninico, tra il massiccio del Cornaccio e del Corno alle Scale e l'isolato Monte Gennaio. Prende il nome da un cancello che anticamente dava accesso ai pascoli recintati dei Granduchi di Toscana. Sempre in riferimento all'attività pastorale, era detto un tempo "Passo dei Mandromini". Qui è avvenuta la più veloce raffica di vento mai misurata in territorio italiano: 224 km/h. Lasciato a destra il sentiero 121, che scende al Rifugio Segavecchia, si continua dritti lungo il crinale, dirigendosi verso il muraglione del Corno alle Scale. Quando il costone si perde nel ripido versante terminale, l'ampio sentiero piega a sinistra, tra ripidi canaloni erbosi e rocce affioranti. Con alcuni tratti scalinati, si raggiunge il Passo dello Strofinatoio (1847 m), da cui il panorama si apre sulla Val Dardagna e sul Monte Cimone. Si tratta di uno stretto intaglio dello spartiacque appenninico, posto tra la cima sud del Corno alle Scale e una gobba senza nome quotata 1866 m. Secondo alcune leggende, da questo valico sarebbe passato Annibale nel 217 a.C., diretto dalla Pianura Padana all'Etruria; secondo altri sarebbe passato dal cosiddetto Passo di Annibale, posto più a ovest nei pressi dell'Alpe Tre Potenze. Sicuramente, la via del Passo dello Strofinatoio è frequentata fin da tempi antichissimi: vi sono stati trovati resti risalenti al Paleolitico Superiore. Qui si abbandona il sentiero 00, diretto al Lago Scaffaiolo, e si gira a destra seguendo le indicazioni per il Corno alle Scale (segnavia 129). Il sentiero sassoso sale con brevi svolte lungo il crinale, supera un elementare gradino roccioso, poi continua più dolcemente in diagonale. Si contorna la poco rilevata Punta Giorgina sul lato occidentale, quindi si giunge sull'ampia vetta del Corno alle Scale (1944 m), dove si trovano un segnale trigonometrico e l'arrivo di uno skilift. Da qui è consigliabile proseguire lungo il crinale, scendendo brevemente e risalendo fino alla Punta Sofia (1939 m), cima settentrionale del Corno su cui è posta la gigantesca croce di vetta. |
Difficoltà
Variante "a" E Variante "b" E fino al Monte Gennaio, poi E/EE Dislivello in salita Variante "a" 800 m circa Variante "b" 950 m circa Dislivello in discesa Variante "a" 70 m circa Variante "b" 230 m circa Tempo Variante "a" 2.45 – 3 ore Variante "b" 3.15 – 3.45 ore Ultima ricognizione Settembre 2019 |
Ritorna a: Gruppo del Monte Cimone