PUNTA MARGUARÉIS 2652 m
La Punta Marguaréis (2652 m) è la vetta più alta delle Alpi Liguri. Sorge sullo spartiacque alpino, che in corrispondenza della cima effettua una svolta ad angolo retto verso ovest, dirigendosi verso il Colle di Tenda; rappresenta un importantissimo nodo orografico, in quanto è punto d'incontro tra le valli Pesio, Tànaro e Roia, e dirama verso est l'importante contrafforte di sinistra idrografica della Val Tànaro, su cui sorgono molte delle cime più importanti di questa parte di Alpi (Cima Pian Ballaur, Cima delle Saline, Mongioie, Pizzo d'Ormea...).
La sua vetta è un gigantesco cupolone di rocce rotte e magre erbe, sormontato da una grande croce metallica; nonostante il suo primato di quota, è una montagna che rimane parecchio nascosta: da nord bisogna salire fino al Rifugio Garelli per vederne comparire l'enorme bastionata nord; salendo da sud invece la cima si vede solo quando si è a poche decine di minuti di cammino dalla croce di vetta, sbucando dal Colle Palù o scavalcando l'anticima sud. Solo dalla pianura cuneese, dalla Cima della Fascia o dalle Alpi Marittime il Marguaréis spicca tra i gruppi montuosi circostanti.
La Punta Marguareis è la cima dominante di un compatto massiccio montuoso, noto tra gli alpinisti come Gruppo del Marguaréis, che si estende tra il Colle del Pas, il Passo di Scarason e il Passo del Duca, e culmina con numerose vette secondarie. Partendo dal Colle del Pas troviamo subito le Rocche Bistè (2529 m), differenti dal resto del gruppo in quanto composte da durissime rocce quarzitiche; le tre cime delle Rocche (Punta Carmelina, Cresta Ernesta e Punta Emma) prendono il nome dalle tre sorelle dell'alpinista genovese Federico Federici. Con la successiva Cima Bozano (2568 m) iniziano a prevalere le rocce sedimentarie calcareo-dolomitiche; qui verso sud si dirama un costolone secondario su cui sorge la Cima Palù (2541 m), caratterizzata da curiose stratificazioni di roccia quasi verticali. Ad ovest della Cima Bozano sorge il cupolone erboso della Punta Pareto (2532 m), che sovrasta direttamente il Colle dei Torinesi e la sua grande dolina, spesso ingombra di neve fino ad agosto. La Punta Pareto è dedicata al geologo ligure Lorenzo Pareto che, nel 1832, compì la prima ascensione nota del Marguaréis.
Oltre la vera e propria Punta Marguaréis, in posizione centrale nel gruppo montuoso, troviamo l'aereo crestone roccioso della Punta Tino Prato (2595 m), dedicata ad un alpinista di Mondovì arruolato in Marina e poi scomparso durante la Seconda Guerra Mondiale. Si trovano poi l'imponente Cima dell'Armusso (2526 m) e il caratteristico torrione roccioso del Castello delle Aquile (2514 m), oltre il quale la catena si abbassa notevolmente. La Cima Scarason (2356 m) sovrasta il passo omonimo; il Gruppo del Marguaréis continua lungo un contrafforte secondario che si spinge all'interno della Val Pesio, con la Cima di Piero (2172 m) e infine con la Testa del Duca (2052 m). L'intera cresta sommitale del gruppo montuoso fu percorsa da Armando Biancardi il 21 luglio 1939, in un'impresa titanica: Biancardi partì dal Colle del Pas alle 4.15, arrivò al Passo del Duca alle 12.30 e, evidentemente non contento, ripercorse tutta la cresta ritornando al Colle del Pas alle 22.15.
I tre versanti del Gruppo del Marguaréis sono decisamente differenti tra di loro, e ognuno a suo modo è spettacolare. Il versante nord è ovviamente quello più noto: un enorme muraglia dolomitica, in alcuni punti alta più di 600 metri, che dovrebbe fare invidia a tutti gli scenari ultra-pubblicizzati delle montagne del Trentino. La parete nord del Marguaréis è solcata da cinque evidenti canaloni detritici (dei Genovesi, dei Torinesi, dei Savonesi, dei Sanremesi e dei Monregalesi), che sono percorsi da vie classiche di alpinismo invernale. Il più facile è il Canale dei Torinesi che, senza neve, è percorso anche dagli escursionisti, sia sul faticoso sentierino che ne rimonta il conoide, sia sulla recente via ferrata che ne rimonta i fianchi.
Il versante che dà sulla Val Roia è molto diverso: poco inclinato, caratterizzato da enormi estensioni di bianchissime rocce calcaree carsificate. Non bisogna infatti dimenticare che il Marguaréis, assieme agli adiacenti gruppi delle Saline e del Mongioie, è caratterizzato da uno dei più grandi sistemi carsici del mondo; le rocce carsificabili, che affiorano in un'area di varie decine di chilometri quadrati, hanno uno spessore totale superiore ai 2000 metri. I grandi pianori carsici situati alla testata della Val Roia prendono il nome di Pian Scevolai, che deriva dall'aspetto sdrucciolevole di questi calcari, lisciati, solcati e fratturati. Il versante che domina il Vallone dei Maestri (lato del Tànaro) è anch'esso caratterizzato da imponenti fenomeni carsici, ma è anche modellato da due bellissimi valloni glaciali, che si uniscono e confluiscono nella valle principale presso la conca delle Selle di Carnino.
Sull'origine del toponimo "marguaréis" (che in dialetto brigasco era in realtà "maraguarez" o "maravarez") rimane il mistero. Scrive Andrea Parodi, riprendendo dagli scritti di Marziano Di Maio: «...si possono solo fare congetture: per la prima parte del nome (la seconda è molto più ostica) si sa ad esempio che mar o mara è una radice antichissima con senso di roccia, pietra, sasso; ma esisteva anche un mara con senso di palude o di prato umido. Né si può trascurare il fatto che in ambiente occitano e francoprovenzale è presente una base marg con senso di malga. Una delle ipotesi più interessanti, suggerita dall'etnologo Pierleone Massajoli, è che Marguaréis derivi dal brigasco mari a(i)guarées, cioè "cattiva fonte" o "mal adacquato", spiegazione che ben si adatterebbe alla natura carsica del territorio» (Vette e vie normali, pag. 66).
Il panorama dal Marguaréis è ovviamente vastissimo e spettacolare: verso sud, oltre i crinali dei monti Bertrand, Saccarello e Mònega, si scorgono il Mar Ligure e la Còrsica; verso est, oltre le vicine vette della Cima Pian Ballaur, delle Saline e del Mongioie, spuntano il lontano Appennino Ligure e la città di Genova; verso ovest si ha una vista eccezionale sulle Alpi Marittime, dal Mont Bégo al Gelàs, dall'Argentera al Monte Matto. La vista più spettacolare si ha verso nord: dalla vetta del Marguaréis la pianura è davvero vicina (solo 17 km in linea d'aria), e in mezzo ci sono solo il solco rettilineo della Val Pesio, l'elegante Cima Cars e la costiera della Bisalta. Insomma, sembra di sovrastare direttamente la testa dei cuneesi e dei monregalesi, e da più di 2600 metri d'altezza.
La sua vetta è un gigantesco cupolone di rocce rotte e magre erbe, sormontato da una grande croce metallica; nonostante il suo primato di quota, è una montagna che rimane parecchio nascosta: da nord bisogna salire fino al Rifugio Garelli per vederne comparire l'enorme bastionata nord; salendo da sud invece la cima si vede solo quando si è a poche decine di minuti di cammino dalla croce di vetta, sbucando dal Colle Palù o scavalcando l'anticima sud. Solo dalla pianura cuneese, dalla Cima della Fascia o dalle Alpi Marittime il Marguaréis spicca tra i gruppi montuosi circostanti.
La Punta Marguareis è la cima dominante di un compatto massiccio montuoso, noto tra gli alpinisti come Gruppo del Marguaréis, che si estende tra il Colle del Pas, il Passo di Scarason e il Passo del Duca, e culmina con numerose vette secondarie. Partendo dal Colle del Pas troviamo subito le Rocche Bistè (2529 m), differenti dal resto del gruppo in quanto composte da durissime rocce quarzitiche; le tre cime delle Rocche (Punta Carmelina, Cresta Ernesta e Punta Emma) prendono il nome dalle tre sorelle dell'alpinista genovese Federico Federici. Con la successiva Cima Bozano (2568 m) iniziano a prevalere le rocce sedimentarie calcareo-dolomitiche; qui verso sud si dirama un costolone secondario su cui sorge la Cima Palù (2541 m), caratterizzata da curiose stratificazioni di roccia quasi verticali. Ad ovest della Cima Bozano sorge il cupolone erboso della Punta Pareto (2532 m), che sovrasta direttamente il Colle dei Torinesi e la sua grande dolina, spesso ingombra di neve fino ad agosto. La Punta Pareto è dedicata al geologo ligure Lorenzo Pareto che, nel 1832, compì la prima ascensione nota del Marguaréis.
Oltre la vera e propria Punta Marguaréis, in posizione centrale nel gruppo montuoso, troviamo l'aereo crestone roccioso della Punta Tino Prato (2595 m), dedicata ad un alpinista di Mondovì arruolato in Marina e poi scomparso durante la Seconda Guerra Mondiale. Si trovano poi l'imponente Cima dell'Armusso (2526 m) e il caratteristico torrione roccioso del Castello delle Aquile (2514 m), oltre il quale la catena si abbassa notevolmente. La Cima Scarason (2356 m) sovrasta il passo omonimo; il Gruppo del Marguaréis continua lungo un contrafforte secondario che si spinge all'interno della Val Pesio, con la Cima di Piero (2172 m) e infine con la Testa del Duca (2052 m). L'intera cresta sommitale del gruppo montuoso fu percorsa da Armando Biancardi il 21 luglio 1939, in un'impresa titanica: Biancardi partì dal Colle del Pas alle 4.15, arrivò al Passo del Duca alle 12.30 e, evidentemente non contento, ripercorse tutta la cresta ritornando al Colle del Pas alle 22.15.
I tre versanti del Gruppo del Marguaréis sono decisamente differenti tra di loro, e ognuno a suo modo è spettacolare. Il versante nord è ovviamente quello più noto: un enorme muraglia dolomitica, in alcuni punti alta più di 600 metri, che dovrebbe fare invidia a tutti gli scenari ultra-pubblicizzati delle montagne del Trentino. La parete nord del Marguaréis è solcata da cinque evidenti canaloni detritici (dei Genovesi, dei Torinesi, dei Savonesi, dei Sanremesi e dei Monregalesi), che sono percorsi da vie classiche di alpinismo invernale. Il più facile è il Canale dei Torinesi che, senza neve, è percorso anche dagli escursionisti, sia sul faticoso sentierino che ne rimonta il conoide, sia sulla recente via ferrata che ne rimonta i fianchi.
Il versante che dà sulla Val Roia è molto diverso: poco inclinato, caratterizzato da enormi estensioni di bianchissime rocce calcaree carsificate. Non bisogna infatti dimenticare che il Marguaréis, assieme agli adiacenti gruppi delle Saline e del Mongioie, è caratterizzato da uno dei più grandi sistemi carsici del mondo; le rocce carsificabili, che affiorano in un'area di varie decine di chilometri quadrati, hanno uno spessore totale superiore ai 2000 metri. I grandi pianori carsici situati alla testata della Val Roia prendono il nome di Pian Scevolai, che deriva dall'aspetto sdrucciolevole di questi calcari, lisciati, solcati e fratturati. Il versante che domina il Vallone dei Maestri (lato del Tànaro) è anch'esso caratterizzato da imponenti fenomeni carsici, ma è anche modellato da due bellissimi valloni glaciali, che si uniscono e confluiscono nella valle principale presso la conca delle Selle di Carnino.
Sull'origine del toponimo "marguaréis" (che in dialetto brigasco era in realtà "maraguarez" o "maravarez") rimane il mistero. Scrive Andrea Parodi, riprendendo dagli scritti di Marziano Di Maio: «...si possono solo fare congetture: per la prima parte del nome (la seconda è molto più ostica) si sa ad esempio che mar o mara è una radice antichissima con senso di roccia, pietra, sasso; ma esisteva anche un mara con senso di palude o di prato umido. Né si può trascurare il fatto che in ambiente occitano e francoprovenzale è presente una base marg con senso di malga. Una delle ipotesi più interessanti, suggerita dall'etnologo Pierleone Massajoli, è che Marguaréis derivi dal brigasco mari a(i)guarées, cioè "cattiva fonte" o "mal adacquato", spiegazione che ben si adatterebbe alla natura carsica del territorio» (Vette e vie normali, pag. 66).
Il panorama dal Marguaréis è ovviamente vastissimo e spettacolare: verso sud, oltre i crinali dei monti Bertrand, Saccarello e Mònega, si scorgono il Mar Ligure e la Còrsica; verso est, oltre le vicine vette della Cima Pian Ballaur, delle Saline e del Mongioie, spuntano il lontano Appennino Ligure e la città di Genova; verso ovest si ha una vista eccezionale sulle Alpi Marittime, dal Mont Bégo al Gelàs, dall'Argentera al Monte Matto. La vista più spettacolare si ha verso nord: dalla vetta del Marguaréis la pianura è davvero vicina (solo 17 km in linea d'aria), e in mezzo ci sono solo il solco rettilineo della Val Pesio, l'elegante Cima Cars e la costiera della Bisalta. Insomma, sembra di sovrastare direttamente la testa dei cuneesi e dei monregalesi, e da più di 2600 metri d'altezza.
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