Gruppo del Finalese e del Monte Carmo
Speleologia escursionistica
Borgio-Caprazoppa
In questa pagina trovano spazio le descrizioni di percorsi in grotta nell'area speleologica di Borgio-Caprazoppa (Finalese); essa include il piccolo altopiano dell'Orera, che si protende sul mare con il promontorio della Caprazoppa, e la zona del paese di Borgio. Nell gran parte del comprensorio, la roccia carsificabile è la conosciutissima Pietra di Finale, un calcare prevalentemente bioclastico (ricchissimo in fossili) risalente al Miocene. Al di sotto della Pietra di Finale, invece, affiorano in discordanza dolomie e calcari triassici (Dolomie di San Pietro dei Monti e Calcari di Val Tanarello).
In quest'area speleologica si trova una grotta turistica, la Grotta di Valdemino (più nota come "Grotte di Borgio Verezzi"), per la quale mi riprometto di scrivere un breve paragrafo. Per quanto riguarda le grotte non attrezzate, si tratta di cavità comunque percorribili da un escursionista esperto, adeguatamente attrezzato con casco, pila frontale (e altra pila di riserva, per evitare la spiacevole esperienza di rimanere completamente al buio in caso di scarica della prima) ed eventualmente guanti e tuta da speleologo. Non sono incluse grotte che richiedono attrezzature e tecniche più complesse, come corde, discensore e simili, perchè non ho nè le capacità ne l'esperienza per percorrerle.
Le raccomandazioni sono le solite, probabilmente faranno ridere gli speleologi veri ma vanno fatte a chi per la prima volta si avvicina al mondo sotterraneo: prima di tutto, avere ben presente che la grotta è un ambiente potenzialmente pericoloso, e prestare la massima attenzione a dove si mettono i piedi – tratti molli e fangosi, rocce umide e scivolosissime, massi mobili, buche anche profonde e soffitti bassi sono all'ordine del giorno; in secondo luogo, ricordarsi che in grotta si è "ospiti" anche abbastanza indesiderati di un ambiente naturale delicatissimo: non disturbare in alcun modo eventuale fauna e flora ipogea, e non asportare concrezioni. Una stalattite impiega migliaia di anni per avanzare di pochi centimetri, distruggerla vuol dire cancellare una storia geologica plurimillenaria; senza contare che togliere una concrezione da una grotta significa ritrovarla più "vuota" durante la visita successiva.
Qui di sotto sono elencate le grotte che ho visitato; quelle che mi sono piaciute di più sono marcate con una stella (★).
In quest'area speleologica si trova una grotta turistica, la Grotta di Valdemino (più nota come "Grotte di Borgio Verezzi"), per la quale mi riprometto di scrivere un breve paragrafo. Per quanto riguarda le grotte non attrezzate, si tratta di cavità comunque percorribili da un escursionista esperto, adeguatamente attrezzato con casco, pila frontale (e altra pila di riserva, per evitare la spiacevole esperienza di rimanere completamente al buio in caso di scarica della prima) ed eventualmente guanti e tuta da speleologo. Non sono incluse grotte che richiedono attrezzature e tecniche più complesse, come corde, discensore e simili, perchè non ho nè le capacità ne l'esperienza per percorrerle.
Le raccomandazioni sono le solite, probabilmente faranno ridere gli speleologi veri ma vanno fatte a chi per la prima volta si avvicina al mondo sotterraneo: prima di tutto, avere ben presente che la grotta è un ambiente potenzialmente pericoloso, e prestare la massima attenzione a dove si mettono i piedi – tratti molli e fangosi, rocce umide e scivolosissime, massi mobili, buche anche profonde e soffitti bassi sono all'ordine del giorno; in secondo luogo, ricordarsi che in grotta si è "ospiti" anche abbastanza indesiderati di un ambiente naturale delicatissimo: non disturbare in alcun modo eventuale fauna e flora ipogea, e non asportare concrezioni. Una stalattite impiega migliaia di anni per avanzare di pochi centimetri, distruggerla vuol dire cancellare una storia geologica plurimillenaria; senza contare che togliere una concrezione da una grotta significa ritrovarla più "vuota" durante la visita successiva.
Qui di sotto sono elencate le grotte che ho visitato; quelle che mi sono piaciute di più sono marcate con una stella (★).
Arma di Crosa
Numero di catasto: 239 Li/Sv
Sinonimi: Arma sopra la Crosa
Difficoltà: F
Visita effettuata il 24 febbraio 2019
Sinonimi: Arma sopra la Crosa
Difficoltà: F
Visita effettuata il 24 febbraio 2019
L'Arma di Crosa (riportata a catasto come Arma sopra la Crosa) è un ampia caverna, formata da un doppio antro molto vasto, che si apre in una parete rocciosa poco sopra alla borgata Crosa di Verezzi. È raggiungibile in pochi minuti dalla suddetta borgata, attraverso una brevissima ma ripida mulattiera (vedi questo itinerario per i dettagli). Il doppio antro è stato frequentato dagli esseri umani fin da tempi antichissimi: studi archeologici hanno permesso di ricostruire una storia di frequentazione a partire addirittura dal Paleolitico. Durante il periodo natalizio, nella caverna viene allestito un presepe, con grandi sagome di cartone.
Entrambi gli antri dell'Arma Crosa hanno modesto sviluppo, eppure presentano alcuni motivi d'interesse per speleologi escursionistici alle prime armi. L'antro di sinistra (inferiore) è la parte più interessante: risaliti facilmente alcuni massi crollati dalla volta della grotta, si giunge al termine dell'antro; qui, in alcune spaccature alte poche decine di centimetri, crescono piccole stalattiti ancora attive e colonnine, il tutto molto colorato.
Entrambi gli antri dell'Arma Crosa hanno modesto sviluppo, eppure presentano alcuni motivi d'interesse per speleologi escursionistici alle prime armi. L'antro di sinistra (inferiore) è la parte più interessante: risaliti facilmente alcuni massi crollati dalla volta della grotta, si giunge al termine dell'antro; qui, in alcune spaccature alte poche decine di centimetri, crescono piccole stalattiti ancora attive e colonnine, il tutto molto colorato.
L'antro di destra (superiore) ha uno sviluppo quasi nullo, quindi non serve neanche la torcia per visitarlo. In ogni caso, in alto a sinistra, si nota un piccolo gruppo di stalattiti attive, unico motivo d'interesse di questa parte della caverna.
Grotta della Madonnina
Numero di catasto: 1788 Li/Sv
Difficoltà: F
Visita effettuata il 24 febbraio 2019
Difficoltà: F
Visita effettuata il 24 febbraio 2019
La Grotta della Madonnina si trova poco a sud rispetto alla chiesa di San Martino di Verezzi; è facilmente raggiungibile seguendo la deviazione descritta in questo itinerario. Su Openstreetmap viene nominata "Grotta dell'Antenna"; sulle carte del comune di Borgio Verezzi questo toponimo è affidato ad un'altra cavità, posta qualche centinaio di metri a sud-est. In mancanza di altre informazioni, adotto il toponimo "Grotta della Madonnina" utilizzato dalle carte del comune.
La grotta, la cui apertura è stata in parte modificata da attività estrattive, presenta due antri, ma nessuno dei due è particolarmente interessante. Tra i due antri, si estende un curioso diaframma di roccia, traforato da un piccolo arco (se sia naturale o artificiale, non so). L'antro di sinistra è caratterizzato da una curiosa apertura a forma di serratura; si sviluppa poi per pochi metri, curvando lievemente a sinistra e terminando contro una parete ingombra di massi. L'antro di destra praticamente non ha sviluppo. Entrambi gli antri sono privi di speleotemi degni di nota.
La grotta, la cui apertura è stata in parte modificata da attività estrattive, presenta due antri, ma nessuno dei due è particolarmente interessante. Tra i due antri, si estende un curioso diaframma di roccia, traforato da un piccolo arco (se sia naturale o artificiale, non so). L'antro di sinistra è caratterizzato da una curiosa apertura a forma di serratura; si sviluppa poi per pochi metri, curvando lievemente a sinistra e terminando contro una parete ingombra di massi. L'antro di destra praticamente non ha sviluppo. Entrambi gli antri sono privi di speleotemi degni di nota.
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