CIMA DI VALLELUNGA 2220 m
MONTE SIBILLA 2175 m
La Cima di Vallelunga e il Monte Sibilla sono due delle vette più note e frequentate dei Monti Sibillini. Sorgono a circa 2 km di distanza l'una dall'altra, su un possente contrafforte orientato da sud-ovest a nord-est. Il contrafforte si origina dallo spartiacque principale appenninico in corrispondenza del Monte Porche, e separa l'alta Valdaso dal Vallone dell'Infernaccio, percorso dal Fiume Tenna; presenta versanti alti e imponenti, uniformemente ripidi, prevalentemente erbosi e interrotti qua e là da piccoli dirupi e roccette.
La Cima di Vallelunga (2220 m) è una cima piramidale, non particolarmente appariscente, che rappresenta il punto più elevato del contrafforte. Dirama verso nord un breve contrafforte, che si estingue sulla conca di Capo Tenna, separandola dall'alto vallone della Valle Lunga. La vetta, in genere, viene raggiunta in traversata, partendo dagli adiacenti Monte Sibilla e Monte Porche.
Il Monte Sibilla (2175 m) sorge più a nord-est, e costituisce l'ultima vetta importante del contrafforte, prima che questo si abbassi repentinamente perdendosi nel reticolo delle colline marchigiane. Anche se non è tra le cime più alte dei Monti Sibillini, dà il nome all'intero massiccio, ed è una delle montagne più famose dell'Appennino Centrale. Prende il nome dalla Sibilla Appenninica, una leggendaria maga e indovina, che viveva in una grotta poco sotto alla vetta della montagna; la Grotta della Sibilla, purtroppo, oggi è crollata e inaccessibile, a causa di alcuni tentativi vandalici di forzarne l'ingresso con l'esplosivo.
Il Monte Sibilla è un crestone esile ed allungato, costituito da rocce calcareo-marnose dal caratteristico colore rossiccio. Se visto da nord-est o da sud-ovest, ad esempio dalla cresta che va verso la Cima di Vallelunga, assume una forma particolarmente ardita: un esile picco roccioso che, sul lato settentrionale, precipita con una parete verticale di rocce poco solide. La cresta sommitale culmina con due piccole cime gemelle: la cima occidentale è più alta di qualche decimetro.
Il versante settentrionale della montagna sovrasta la Gola dell'Infernaccio, ed è particolarmente ripido e scosceso: le balze rocciose superiori precipitano su un catino sospeso, conosciuto come le Vene, sorretto a sua volta da ripidissimi speroni rocciosi. Il versante meridionale è invece un uniforme scivolo erboso, sfregiato da un'assurda strada sterrata che sale a tornanti fino alla sella tra la Sibilla e la Cima di Vallelunga. Realizzata a cavallo tra gli anni '60 e '70 per un non meglio precisato "miglioramento pascoli" (leggi: tentativo di trasformare tutta l'area in un mega-comprensorio sciistico con villette in quota), è in realtà incompiuta: doveva arrivare fino a Frontignano, sul versante opposto dei Monti Sibillini. Per fortuna è stata fermata; ma, anche se i crinali più alti sono rimasti illesi, la ferita sul fianco del Monte Sibilla rimane: una ferita insensata e molto ben visibile anche da lontano: a quanto pare, anche dalle cime del Gran Sasso.
Dalla cresta del Monte Sibilla e della Cima di Vallelunga si ha un ottimo panorama, aperto specialmente verso est: su questo lato, non c'è nessuna cima più alta a sbarrare la vista verso le colline marchigiane e il Mare Adriatico. Tutt'intorno si osservano le cime più alte dei Sibillini, dal Vettore al Redentore, dal Pizzo Berro al Monte Priora. Verso sud si può vedere gran parte del massiccio del Gran Sasso, la Montagna dei Fiori e, in lontananza, uno spicchio di Maiella. Dalla Sibilla il panorama verso ovest è chiuso dai crinali più elevati dei Sibillini; invece, dalla Cima di Vallelunga la vista riesce a passare sul lato opposto: si osserva il versante umbro dell'Appennino, e, se si è fortunati, si possono scorgere il Monte Terminillo e il Monte Amiata.
Vie d'accesso
La Cima di Vallelunga (2220 m) è una cima piramidale, non particolarmente appariscente, che rappresenta il punto più elevato del contrafforte. Dirama verso nord un breve contrafforte, che si estingue sulla conca di Capo Tenna, separandola dall'alto vallone della Valle Lunga. La vetta, in genere, viene raggiunta in traversata, partendo dagli adiacenti Monte Sibilla e Monte Porche.
Il Monte Sibilla (2175 m) sorge più a nord-est, e costituisce l'ultima vetta importante del contrafforte, prima che questo si abbassi repentinamente perdendosi nel reticolo delle colline marchigiane. Anche se non è tra le cime più alte dei Monti Sibillini, dà il nome all'intero massiccio, ed è una delle montagne più famose dell'Appennino Centrale. Prende il nome dalla Sibilla Appenninica, una leggendaria maga e indovina, che viveva in una grotta poco sotto alla vetta della montagna; la Grotta della Sibilla, purtroppo, oggi è crollata e inaccessibile, a causa di alcuni tentativi vandalici di forzarne l'ingresso con l'esplosivo.
Il Monte Sibilla è un crestone esile ed allungato, costituito da rocce calcareo-marnose dal caratteristico colore rossiccio. Se visto da nord-est o da sud-ovest, ad esempio dalla cresta che va verso la Cima di Vallelunga, assume una forma particolarmente ardita: un esile picco roccioso che, sul lato settentrionale, precipita con una parete verticale di rocce poco solide. La cresta sommitale culmina con due piccole cime gemelle: la cima occidentale è più alta di qualche decimetro.
Il versante settentrionale della montagna sovrasta la Gola dell'Infernaccio, ed è particolarmente ripido e scosceso: le balze rocciose superiori precipitano su un catino sospeso, conosciuto come le Vene, sorretto a sua volta da ripidissimi speroni rocciosi. Il versante meridionale è invece un uniforme scivolo erboso, sfregiato da un'assurda strada sterrata che sale a tornanti fino alla sella tra la Sibilla e la Cima di Vallelunga. Realizzata a cavallo tra gli anni '60 e '70 per un non meglio precisato "miglioramento pascoli" (leggi: tentativo di trasformare tutta l'area in un mega-comprensorio sciistico con villette in quota), è in realtà incompiuta: doveva arrivare fino a Frontignano, sul versante opposto dei Monti Sibillini. Per fortuna è stata fermata; ma, anche se i crinali più alti sono rimasti illesi, la ferita sul fianco del Monte Sibilla rimane: una ferita insensata e molto ben visibile anche da lontano: a quanto pare, anche dalle cime del Gran Sasso.
Dalla cresta del Monte Sibilla e della Cima di Vallelunga si ha un ottimo panorama, aperto specialmente verso est: su questo lato, non c'è nessuna cima più alta a sbarrare la vista verso le colline marchigiane e il Mare Adriatico. Tutt'intorno si osservano le cime più alte dei Sibillini, dal Vettore al Redentore, dal Pizzo Berro al Monte Priora. Verso sud si può vedere gran parte del massiccio del Gran Sasso, la Montagna dei Fiori e, in lontananza, uno spicchio di Maiella. Dalla Sibilla il panorama verso ovest è chiuso dai crinali più elevati dei Sibillini; invece, dalla Cima di Vallelunga la vista riesce a passare sul lato opposto: si osserva il versante umbro dell'Appennino, e, se si è fortunati, si possono scorgere il Monte Terminillo e il Monte Amiata.
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